Perché il tema dei “rustici” ha oscurato l’interesse pubblico?

Il Blog di "Cascine e stalle"

Riportiamo qui un intervento inteso ad aprire una discussione ad ampio raggio sul modo in cui la tematica dei “rustici” è stata finora letta,  come se si trattasse comunque solo di un problema di interesse “privato”. Come e perché l’interesse collettivo della comunità sia stato oscurato, e come questo abbia le origini nella nostra storia regionale nell’ambito della Confederazione, è l’argomento di questo primo intervento.

Alla ricerca di una risposta.   

Perché il tema dei “rustici” è stato ridotto ad un problema privato?        

Di Bruno Strozzi

 

Si parla oggi molto spesso solo di “paesaggio” a proposito delle aree alpine non edificabili. E quindi di “protezione del paesaggio”. Considero questo concetto del tutto generico all’origine di affermazioni altrettanto generiche e non significative del concreto contesto storico-politico. Dobbiamo invece parlare di “territorio umanizzato da valorizzare”, su cui sono presenti quattro livelli di diritti e poteri, giuridicamente riconosciuti entro lo Stato svizzero: quello…

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Perché i campanilismi oggi sono un ostacolo alle nuove idee?

TERRE TICINESI: QUANTE REGIONI E QUANTI CAMPANILI ?

  • In quale misura la persistenza ( a livello ideologico )  di una serie di “campanilismi” locali o regionali    ( visibili in campi diversi )  ha favorito una sorta di ripiegamento di ogni regione “di montagna” sulla difesa delle proprie , specifiche,  tradizioni  locali ereditate dalla società contadina ( pur dando luogo talvolta ad iniziative lodevoli sul piano degli obiettivi  e delle realizzazioni ), che ha però prodotto   una quasi  totale impossibilità ( o incapacità ) di iniziative comuni tra tutte le regioni del Cantone ? Proprio le vicissitudini attorno alla valutazione del Piano di utilizzazione cantonale (PUC) ed alle sue concrete ricadute sulle prospettive future per l’uso del territorio alpino, ci sembra siano la testimonianza di questa situazione di impotenza.
  • Può meravigliare il fatto che, mentre il PUC veniva votato a stragrande maggioranza dal Parlamento , con il consenso apparente di tutti i partiti maggiori, a livello locale  ( di Comuni, Patriziati o associazioni ) ci si accorge tardivamente delle conseguenze di questo tipo di pianificazione proposta , e ci si ritrova a poter usare soltanto lo strumento del ricorso al Tribunale amministrativo, e ( fatto ancor più contradditorio )  proprio in quelle regioni che in passato più avevano visto nascere iniziative per la valorizzazione del patrimonio della civiltà contadina, con evidenti ricadute positive su di un turismo “intelligente” ( valga per tutti l’esempio della valle Bavona ).
  • La domanda ne  implica per contro anche un’altra: come mai le strutture istituzionali del Turismo ( Ente turistico cantonale e le  rispettive organizzazioni regionali  ) non hanno prodotto alcun contributo critico su un piano come il PUC ?  Forse perché sono composte da persone lontane dai problemi concreti  di questo Paese e, nel caso del PUC, si ritrovano a non avere la conoscenza della storia reale del territorio  dello spazio alpino del Cantone ? O forse perché i finanziamenti  pubblici che ricevono dallo Stato non sono vincolati ad un obbligo di approfondire la conoscenza del territorio ?
  • O forse ancora perché a  nessuno nell’Ente turistico  interessa di chiedersi come potremmo valorizzare il territorio non edificabile in funzione dell’economia turistica  del Cantone ? 

Nota a margine

  1. Riporto qui il commento a suo tempo fatto da Moritz Vögeli al tema del “campanilismo”, invitandolo ad intervenire ulteriormente  copia doc-4-note-sui-campanilismi

campanilismi doc